Questo fitofago presente in tutte le regioni italiane, attacca tutte le specie di pino (pinus nigra, P. sylvestris, P. halepensis, P. pinea, P. pinaster, ecc); il lepidottero che di solito non attacca il pino strobo può essere presente in casi eccezionali sui cedri e larici.
Compie una generazione l’anno, ma in certi casi può diventare di 2-4 anni e ciò dipende dalla elevata altitudine o climi più freddi dove la crescita è più lenta.
Gli adulti escono dal terreno nei mesi estivi e lo sfarfallamento dura da un mese a 3 o 4 a secondo se l’estate è molto calda; le farfalle hanno un’abitudine notturna e non hanno organi predisposti per nutrirsi, quindi la loro vita è breve, da 1 o 2 giorni.
Il maschio è un buon volatore, ma la femmina raggiunge distanze di più chilometri (sino a 15) dal punto di uscita dal terreno; Depone le uova prediligendo le piante isolate o comunque quelle il cui profilo si stacca dalle altre; vengono deposte attorno a due aghi di pino e ricoperte dai peli grigio argento che la femmina si stacca dal proprio corpo per cementarli uno con l’altro; il numero delle uova varia da 100 a 300.
La schiusa inizia dai 30 ai 40 giorni dalla deposizione.
Appena sgusciate, le larve iniziano ad alimentarsi mangiando le foglie vicino al nido e tessendo una ragnatela fitta sino a formare quello che viene chiamato nido estivo.
All’arrivo dell’autunno, le larve hanno superato il terzo stadio e unendosi ad altre colonie formano un nido molto compatto e resistente che fungerà da ricovero per l’inverno.
Questo nido (nido d’inverno) viene costruito nella zona più soleggiata della pianta e dovrà fungere da accumulatore di calore; la sua struttura è tale che durante il giorno assorbe il calore e trattiene quello prodotto dalle larve, mantenendo così al suo interno temperature anche superiori a quelle esterne. Le larve, durante l’inverno, escono raramente per nutrirsi e comunque solo nelle giornate soleggiate e calde.
Alla fine di aprile, inizio maggio, le larve hanno raggiunto l’ultima età (la quinta), si riuniscono, e si preparano a cercare un luogo dove incrisalidirsi. Il percorso è compiuto in fila indiana dando origine alle tipiche processioni; arrivate nel luogo prescelto, che di solito sono radure ben illuminate o margini di bosco, si interrano ad una profondità che va da 5 a 30 cm a secondo del clima e dell’altitudine. L’insetto in questa situazione ha una interruzione dello sviluppo che generalmente dura da uno a tre mesi, ma che in alcuni casi può arrivare da uno a tre anni o più.
La lotta contro questo lepidottero si attua con mezzi meccanici, chimici e biologici; i mezzi meccanici sono essenzialmente il taglio e la distruzione dei nidi, e dove non ci arriva con le cesoie, si interviene con una fucilata distruggendo il nido, ed esporre le larve al freddo, con questa azione si dovrà cercare di non rovinare la cima delle piante.
Come mezzo chimico sono da evitare quelli a largo spettro di azione, perché creano deleteri effetti sugli equilibri biologici.
È efficace contro la processionaria l’uso del regolatore di crescita Diflubenzuron da impiegare contro le larve di prima e terza età. Soddisfacenti risultato a dato il Bacillus thuringiensis applicato sulle larve di prima e seconda età; metodi come la confusione sessuale e la cattura massiva si sono dimostrati efficaci.